Ridurre la
rigidità neurale migliora i sintomi autistici
ROBERTO COLONNA
NOTE E
NOTIZIE - Anno XXII – 14 giugno 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Lo studio della
neurofisiologia del cervello autistico ha consentito di accertare che le
condotte risalenti ai tre blocchi di sintomi tipici degli ASD (autism spectrum
disorders) sono in stretto rapporto con una riduzione delle
transizioni degli stati del cervello nelle dinamiche neurali
globali. Dunque, è ragionevole supporre che qualsiasi sia la causa molecolare
e cellulare del disturbo pervasivo dello sviluppo, le sue manifestazioni
cliniche dipendano da questa restrizione della normale gamma di transizioni da
uno stato funzionale all’altro delle reti globali; in altre parole, un
irrigidimento della dinamica cerebrale. Non meraviglia, allora, che si indaghi
la possibilità di influire su questa rigidità funzionale, riducendola per
favorire l’istaurarsi dei processi che garantiscono le transizioni fisiologiche.
Takamitsu Watanabe e Hidenori Yamasue
hanno esplorato questa possibilità analizzando in adulti affetti da disturbo dello spettro dell’autismo (ASD) gli effetti comportamentali longitudinali della stimolazione magnetica transcranica (TMS) dipendente dallo stato del cervello.(Takamitsu Watanabe & Hidenori Yamasue, Noninvasive reduction of neural rigidity alters autistic
behaviors in humans. Nature Neuroscience 28 (6): 1348-1360,
2025).
La
provenienza degli autori è
la seguente: International Research Center for Neurointelligence, The University of Tokyo Institutes for
Advanced Study, Tokyo (Giappone); Department of
Psychiatry, Hamamatsu University School of Medicine, Hamamatsu City (Giappone).
I due
ricercatori hanno verificato gli effetti della TMS su adulti autistici,
rilevando che la stimolazione magnetica eccitatoria sopra il lobulo parietale
di destra determinava una riduzione della rigidità neurale, che proporzionalmente
riduceva le manifestazioni autistiche sia di tipo sociale che di tipo non
sociale.
In particolare, la flessibilità neurale
indotta da TMS riduceva immediatamente l’inflessibilità cognitiva e lentamente
riduceva la percezione iper-stabile e la comunicazione non verbale atipica. E,
più specificamente, l’iper-stabilità percettiva era ridotta dopo che la flessibilità
neurale indotta da TMS rinforzava l’accoppiamento tra la rete
frontoparietale e le reti visive; mentre la comunicazione non
verbale atipica diventava meno esplicita quando la flessibilità neurale
rinforzava l’accoppiamento tra la rete frontoparietale la rete di
default (DMN, default mode network) e la rete della salienza
(SN).
Questi risultati
sono incoraggianti, in quanto sembra che la riduzione della rigidità funzionale
indotta dalla TSM possa effettivamente accrescere almeno un po’ la flessibilità
nelle transizioni di stato delle reti, riducendo l’espressione di alcuni
sintomi autistici.
L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella
Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione
“NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Roberto Colonna
BM&L-14 giugno 2025
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